“Ma il cibo è sempre stato anche qualcosa di più di un mero elemento fisico: esso infatti non è solo «realtà» o «necessità», ma è anche «simbolo» e «narrazione». Per questo è il «personaggio» perfetto per una leggenda, come anche per un proverbio o una superstizione.“
Simona Cremonini, La leggenda vien mangiando (PresentARTsì, 2015)

La simbologia del cibo è uno dei filoni di ricerca che negli ultimi anni ho seguito con maggior interesse. Mangiare è una necessità fisiologica, ma anche un prezioso fattore culturale. Da sempre è al centro di ritualità piccole e grandi, che segnano la quotidianità o il tempo sospeso nei giorni delle feste. Il pasto in comune è un momento di piacere che rinsalda i rapporti sociali; ogni piatto ha la sua tradizione, ogni ingrediente è carico di simbologie che trasformano il semplice gesto di cibarsi nella letterale introiezione di significati vivificanti.
La nostra società, in cui prevale un deleterio pragmatismo votato all’economia senz’anima, ha trasformato il cibo in un’industria; una facciata di simulacri pubblicitari, a cui corrisponde nella realtà un erosione del significato dei pasti, sacrificati ai tempi serrati della routine giornaliera, trasformati in preparati monoporzione sigillati in involucri di plastica. In questo desolante panorama, si rende urgente riscoprire l’incanto del cibo, e ristabilire nell’equilibrio delle nostre vite l’importanza anche culturale che gli spetta.
Nel lavoro di riscoperta simbolica del cibo, ho trovato particolarmente utile (e piacevole) il libro La leggenda vien mangiando, di Simona Cremonini (qui trovate il sito dell’autrice). Si tratta di una raccolta molto approfondita di leggende, tradizioni e curiosità legate al mondo dell’alimentazione. Gran parte del libro è dedicata alle leggende legate all’origine di piatti specifici. Scopriamo ad esempio che la pizza sarebbe legata alle vicende di Demetra a Eleusi; che le tagliatelle nacquero a imitazione dei biondi capelli di Lucrezia Borgia; che il dolce e prelibato babà fu ideato da un re polacco in esilio. Il testo è ricchissimo di storie e leggende, divise per portate – dagli antipasti fino ai dolci, senza dimenticare i vini. Come digestivo, troviamo due appendici dedicate a superstizioni e proverbi, sempre legati al mondo del cibo.
Il reincanto del mondo, insomma, passa anche per la gola. Quale occasione più golosa, per riaccendere di significato la nostra quotidianità?